L’INTERVALLO DELLA NATURA

L’INTERVALLO DELLA NATURA

 

Inquinamento acustico = Inquinamento della coscienza

 

Qual è il suono della Natura?

Se si  ascoltano  gli stimoli che fanno vibrare  i timpani degli orecchi,  si riconoscono rumori di automobili, autobus, aerei, ma di suoni naturali nessuna traccia! Anzi, no, il cinguettio di un uccello ci stupisce, forse è in gabbia o forse è tra quelli che, come riporta un articolo del 20 novembre 2012 pubblicato sul quotidiano  la Repubblica, costretto dai rumori umani, alza il tono della voce per farsi sentire dagli altri suoi simili?

A quanto si legge nell’articolo dovrebbe  trattarsi proprio di un cinguettio forzatamente innalzato nel tono, fenomeno che riguarderebbe  anche tutti gli altri animali dalle balene ai grilli, dalle rane ai passeri. Lo studio della biologa Ulrike Lampe dell’università di Biedefeld in Germania, riportato nell’articolo di La Repubblica,  ha evidenziato anche quanto i vocalizzi, spesso richiami d’amore,  modificati nelle tonalità non siano più graditi e riconosciuti dalle femmine della specie.

Che vita dura per il popolo della Natura, alle prese con l’orchestra disarmonica degli umani,  che impone di sforzare l’ugola e di gonfiare i polmoni.

Gli animali,   avrebbero voglia  di gridare: “Silenzio!”? Forse sì!

Anche perché,  tutte le specie animali, che abitano la Terra, hanno l’ora del silenzio  indicata come  l’heure bleue (l’ora blu), l’ora di confine tra  la fine della notte e l’inizio del giorno, quando gli animali notturni tacciono e quelli del giorno sono ancora silenti.

 

L’heure bleue, un momento magico, da vivere in apnea, per ascoltare il silenzioso   passaggio di consegne  tra il popolo del buio  e il popolo della luce,  immersi in uno spettacolo, ineguagliabile, della Natura.  Gli esseri umani  non hanno l’ora blu, o, comunque, l’hanno persa, gli esseri umani non conoscono il silenzio, non lo praticano, ne hanno paura.  Il rumore esterno sovrasta il rumore interno dei pensieri che cadono, come gocce di  pietra,  nell’oblio della memoria. Cuffie stereofoniche posizionate sui padiglioni auricolari illudono di poter cambiare la colonna sonora della vita, non sempre gradevole,  e sono  usate come una momentanea rimozione del rumore, ma anche dei pensieri.  I  rumori e i pensieri, però, sono sempre lì, pronti a entrare nei canali uditivi della coscienza, finché  non arrivi anche per gli uomini e le donne della Terra l’heure bleue, per consentire loro di  entrare in ascolto di sé, unica condizione per abbassare il volume del rumore.  Solo così, sarà possibile restituire al resto degli abitanti della Natura, i loro toni autentici e le loro voci intonate alla  specie di appartenenza.

LA MANUTENZIONE DEL TEMPO

 

LA  MANUTENZIONE DEL TEMPO

 

Tra qualche settimana tornerà l’ora scandita dalla luminosità solare. L’ora legale lascerà, anche se per pochi mesi, il Tempo al metronomo  del sole e le lancette dell’orologio  si sposteranno  indietro di un’ora.

La tecnologia ci fornisce orologi che spostano  autonomamente le lancette, con la programmazione digitale satellitare, per cui senza sforzo ci troveremo proiettati nel passato o nel futuro anche se solo di un’ora.

Il rituale giro delle lancette dell’orologio, quindi, è un gesto  quasi in disuso, ma, forse,   l’unico che darebbe la sensazione di effettuare la “Manutenzione del Tempo”.

Manutenzione ancora in uso negli antichi Palazzi storici,  per  la presenza di  innumerevoli orologi a pendolo o comunque analogici, che richiede, necessariamente, la mano umana per  spostare le preziose e fragili lancette del tempo: un lavoro quasi  inesauribile, per il bisogno di dare la “corda”, quotidianamente, ai misuratori del tempo.

Il Tempo, naturalmente, scorre anche senza orologio.

L’orologio è un’ illusoria  gabbia del tempo, con i suoi minuti e secondi, utile a non perdere un aereo o un treno, ma inutile alla percezione del tempo. L’essere umano anche nei tempi più remoti ha sempre, però, sentito l’esigenza di misurare il Tempo, con le clessidre, (prima con l’acqua, poi con la sabbia), e con le meridiane.  Le antiche meridiane segnavano il tempo attraverso l’ombra che il sole proiettava sull’asse centrale del quadrante  disegnato sui muri.

Il Tempo, “ la misura del moto della luce” (1),  scandito dall’ombra!

L’ombra come misura della luce, sembrerebbe un ossimoro, in realtà,  è  simbolo di   quanto siano interconnessi  i duplici aspetti, ombra-luce, che la  vita  alberga in sé.    Soltanto quando il sole è  perpendicolare all’asse della meridiana, a mezzogiorno, lo gnomone  è privo di ombra.    Un istante senza ombra, che nessuna ora legale potrà modificare, in cui gli opposti sembrano, quasi magicamente, trovare il loro congiungimento. La perpendicolarità del sole  accade ogni giorno da milioni di anni,  in una ricorrenza del Tempo che si fa infinito nella  staticità dell’istante, senza che essere vivente ne abbia consapevolezza. Insieme al sole, ogni giorno viviamo seguendo la sua parabola ascendente e discendente,  dove le ombre si accorciano e si allungano, passando attraverso la verticalità dell’istante, in cui raggiungiamo una inconsapevole congiunzione degli opposti, la stessa che, empiricamente, potremmo  osservare quando le lancette dell’orologio si sovrappongono, operazione sempre più rara poiché sempre meno pratichiamo la “Manutenzione del Tempo”.

(1) F. Rendich, Dizionario Indoeuropeo, Palombi editori, Roma, pag.122

 

Sira Sebastianelli

psicologa-psicoterapeuta

IL QUOTIDIANO DELLA MEMORIA O LA MEMORIA DEL QUOTIDIANO?

IL QUOTIDIANO DELLA MEMORIA O LA MEMORIA DEL QUOTIDIANO?

 Un’abitudine consolidata, come quella di comprare il quotidiano ogni mattina, ci distrae dal renderci consapevoli del fardello inquietante che mettiamo sotto il braccio.

La strada che percorriamo per raggiungere un’edicola spesso è popolata di persone che svolgono le proprie attività, bambini che giocano nelle aree pubbliche o nei giardini delle scuole, automobili che passano, paesaggi della vita che scorre. Camminiamo e, contemporaneamente, buttiamo l’occhio sulla prima pagina del giornale e leggiamo di guerre vicine, di morti,  di guerriglie intestine in Paesi lontani e  all’improvviso si percepisce uno stridio nel cervello, tra la realtà tridimensionale e quella bidimensionale,  avvertendo una scissione profonda.

Ogni giorno si leggono notizie relative ai delitti più efferati, alle bombe che distruggono intere popolazioni, a vicende politiche che lasciano attoniti,  tutte  sgomitanti sulla stessa  pagina, private, però, della terza dimensione che le svuota, da una parte, dell’emozione, ma dall’altra, paradossalmente, provoca una dirompente reazione percettiva surreale. In una ventina di pagine c’è il peso del Mondo con tutte le sue contraddizioni che tranquillamente portiamo in mano, in auto o che lasciamo  distrattamente sul sedile dell’autobus o del treno, dopo averlo letto velocemente.

Si sta perdendo, forse, la consapevolezza della realtà?  Ciò che si legge  esiste per un tempo limitato  di  ventiquattro ore, quando un nuovo quotidiano uscirà?

Anche il giornale virtuale non favorisce  una migliore percezione della realtà. Il medium digitale  sigilla le notizie nella sua memoria rigida, alleggerendo il lettore del  pesante fardello  del ricordo.   L’emozione, relativa a ciò che si legge, sul web diventa anch’essa virtuale e  cambia connotati,   più amplificata dalle immagini cristalline che rimbalzano fuori dal video e meno realistica  per il verticale  scorrere rapido sui cursori, che toglie il respiro alla pagina. Tant’è che nella lettura bulimica di tutte le notizie cui si può accedere, nel web-spazio, la saturazione provoca l’espulsione di buona parte di quanto si è letto o forse solo guardato. Se, però, non ci si sofferma mai  o poco a riflettere che quanto  accade nel  Mondo accade a essere umani o per mano di esseri umani,   sarà difficile accedere  con partecipazione empatica alle  emozioni coinvolte e poterle  sedimentare  nella memoria del quotidiano passando per il quotidiano della memoria.

 

 

ATTRAZIONE FATALE


Un articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 25 settembre 2012,  traccia la dinamica di uno scontro tra un treno e un tir. Il mezzo pesante,  molto probabilmente, ha causato  l’incidente, attraversando il passaggio a livello  mentre le sbarre si stavano abbassando.

I passaggi a livello sembrano essere la causa più frequente di incidenti, secondo quanto si legge nell’articolo citato, tant’è che i dati diffusi dall’Agenzia Nazionale della Sicurezza  riportano solo per il 2011  16 morti e tre feriti gravi.

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GIRAFFA: la fuga verso un sogno, infranto


In questi giorni,  si è scritto e parlato molto intorno   alla fuga  da un circo di una Giraffa e  alla sua morte.

L’insolita notizia ha destato scalpore non tanto per la fuga di un animale da un circo, evento abbastanza frequente, quanto  perché    il quadrupede era una Giraffa.

Un animale, la Giraffa, di cui non si parla mai,   la troviamo solo riprodotta tra i  souvenir africani o tra i peluche dei bambini.

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Autunno, la stagione senza rumore


L’Autunno è alle porte. La Terra è illuminata da una luce diversa, i raggi del sole la raggiungono senza trafiggerla. Gli uomini e le donne sono  più inclini a guardarsi intorno con la sensazione che il tempo rallenti. Le foglie verdi si tingono di  giallo o di rosso per poi perdere la linfa e cadere senza rumore sulla terra, che le accoglierà per trasformarle in humus.

Ecco, forse, l’autunno è una stagione che non fa rumore, come le sue foglie.

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Cos’è la solitudine?


……… un foglio bianco che aspetta di ricevere   lettere che formino parole significative.

Più  dirompe la stanchezza di essere affettivamente soli e più ci si ritrova ad essere soli, perché non ci si sente nella condizione psicologica di stare  con gli altri. Ci si sente mancanti e non più in grado di compensare l’assenza di contatti sociali con surrogati  reali o  virtuali.

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LA TERRA TREMA

LA TERRA TREMA

La Terra si muove, si spacca, apre  varchi e  mostra le sue viscere.

Lo scuotimento degli animi è violento, dirompe un senso di impotenza e l’essere umano si scontra con la sua finitezza.

Si dimentica troppo spesso che la Terra è una sfera, che gira intorno al Sole, che gira intorno a se stessa e al suo interno c’è  energia esplosiva.

La parola terremoto ricorre  in senso metaforico, nel linguaggio comune, per indicare sconvolgimenti estremi  in ambito familiare, sociale, politico ed economico, ma quando arriva realmente, senza eufemismi, ci si sente catapultati dal mondo virtuale a quello reale.  Il sisma ci riconduce alla Terra e  alla sua dimensione tridimensionale che si manifesta con  spietata concretezza, quasi a dire: ciò che è silente non è inerte, la Natura può essere  dormiente, ma mai morta.

HO PERSO IL FILO……..dal filo di Arianna al wireless

Ho perso il filo…………dal filo di Arianna al wireless

Come avrebbe fatto ad uscire Teseo dal labirinto del Minotauro senza il gomitolo di lana di Arianna?  Forse con il Gps? Con Googlemaps?

La tecnologia taglia sempre più i fili   a molti  strumenti, che nella quotidianità usiamo per lavorare, per giocare, per comunicare,  staccandoli dalla  fonte di alimentazione  fissa.

Ormai  l’assenza di corde o fili da telefoni e  computers  è preferita da molte persone, forse per una scelta di libertà. Libertà di muoversi in qualunque ambiente interno ed esterno, utilizzando le onde elettromagnetiche che volteggiano nell’aria e attraversano la materia senza trovare mai ostacoli. Libertà di connettersi con chiunque e ovunque senza fermarsi mai, perché non c’è  il limite della lunghezza predefinita  di una corda. Libertà di   inserire nelle proprie trombe di Eustachio  congegni  in connessione perenne,  per  essere sempre virtualmente presenti anche se  assenti.

Libertà, o pseudo libertà?  Quanto si è liberi di non subire le onde degli altri? Quanto si è liberi  di essere assenti senza essere virtualmente presenti?

Il  cordless e poi il wireless sono il risultato della  scienza che procede nella sua ricerca, come è giusto che sia, per migliorare la qualità della vita dell’essere umano, spesso in modo salvifico come, per esempio, nella medicina o negli interventi di salvamento. Questa  mia riflessione, infatti, non demonizza la tecnologia,tant’è che la sto utilizzando con questo blog, ma cerca di   capirne  l’uso e soprattutto il consumo, indotto  dalla necessità di surrogare il desiderio dell’impossibile ubiquità fisica  con l’ubiquità virtuale. Essere sempre connessi con chiunque, ovunque, senza essere limitati  e ostacolati  dall’unità di misura del filo.

Quanto è dirompente la voglia di libertà negli uomini e nelle donne del terzo millennio, al punto di “tagliare tutte le corde”, sublimando una fuga  impossibile?  In fondo ciò che lega non sono certamente le corde o i fili esterni, bensì  le corde e i fili interni con tutti i nodi  che durante l’esistenza di un essere umano  si formano   per rispondere, per esempio, sempre più ai bisogni dell’altro dimenticando i propri, per la mancanza di coraggio nel cambiare ciò che  schiaccia la spinta creativa a migliorare la propria vita e per non rispondere adeguatamente al bisogno di compensare con  un po’ di  piacere i tanti  doveri da assolvere.

Il labirinto in cui  Teseo è entrato per uccidere il Minotauro in fondo non è così diverso dal labirinto in cui gli uomini e le donne vengono catapultati  nei momenti bui della propria esistenza. Per uscire dal labirinto non c’è Gps o Googlemaps che possano segnare la strada, è troppo  angusto perché possa entrare la luce della coscienza, solo un filo può penetrare le tenebre e condurre fuori verso una nuova nascita, il filo dell’amore, lo stesso con il quale Arianna ha salvato Teseo.

11 SETTEMBRE

11  settembre

2001-2011 dieci anni dal doppio attentato alle Torri Gemelle di New York. Ricorrenza che viene in questi giorni ricordata seguendo una sorta di countdown che porterà all’ora, al  minuto e al secondo del  nuovo Big Bang della storia della Terra. Big Bang perché dall’11 settembre 2001 in poi, il tempo è stato vissuto in funzione di un prima e di un dopo attentato.

Questi ultimi dieci anni gli uomini e le donne del Pianeta li hanno vissuti confrontandosi con l’inimmaginabile. Nuove categorie di pensiero  si sono  attivate nella mente umana  per comprendere il senso di quanto era accaduto in quegli attimi tragici,  che hanno lasciato impresse per sempre immagini che nessuna  produzione fantastica avrebbe mai osato  pensare prima.

È proprio sul  prima che vorrei focalizzare l’attenzione di questa mia riflessione,  stimolata dal conto alla rovescia   cui siamo indotti in questi giorni, ricordando il tragico anniversario dell’ 11 settembre che si sta approssimando.

Quando siamo protagonisti di un  episodio  traumatico,  accade spesso di sospendere il ricordo dell’evento stesso, dimenticandolo per un certo periodo di tempo, di durata soggettiva, insieme a quanto  accadeva prima dell’evento amnesiogeno.  L’amnesia retrograda consente di non essere travolti da una sovrastimolazione  di emozioni, che il ricordo del trauma produrrebbe, avviando un  processo di graduale adattamento alla rievocazione mnestica.

L’11 settembre ha modificato questo meccanismo difensivo della psiche, in quanto il ricordo dell’evento non si è mai cancellato, neanche per un istante, mentre  si è persa la memoria di ciò che accadeva prima.  La sensazione è che l’attentato abbia   creato un   buco nero dove la storia dell’umanità sia  precipitata subendo una sorta di oblio.  Come se l’evento traumatico  avesse ridimensionato  tutti gli accadimenti precedenti, perché  inutili rispetto  alla possibilità     dell’essere umano di   prevedere  quale mostro la mente  potesse partorire.

La fantasia umana nei secoli aveva prodotto paure, credibili,  legate ad invasioni di extraterrestri,  a risvegli di dinosauri, a  pioggia di meteoriti,  a virus letali, ma mai  ad uno schianto di aerei   di tali proporzioni, così vero da lasciare increduli.  Un oblio, quindi,   frutto di un pensiero annichilito  che ha minato la storia della memoria, la nostra storia fatta di grandi eventi, ma anche di piccoli eventi quotidiani dove attingere il senso dell’11 settembre.

A questo punto,  la domanda delle domande da porre  potrebbe essere:  quale  lettura  può aiutarci a recuperare la nostra memoria   del pre-evento per   capire il post-evento?

Tra le tante immagini che scorrevano  sui mass media per documentare e testimoniare il doppio attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, una  in particolare è  rimasta nella mia memoria: un’ombra che corre!

La sequenza descritta apparteneva ad un filmato di una persona che scappava dalle Torri tenendo la sua handycam   con l’obiettivo rivolto all’indietro. È  stato istantaneo pensare a quella parte  inconscia della personalità che Carl Gustav Jung  ha chiamato Ombra e a quanto ha scritto  (in seguito  pubblicato profeticamente nell’undicesimo volume della sua Opera):”Ognuno di noi è seguito da un’ombra  e meno questa è incorporata nella vita conscia dell’individuo, tanto più è nera e densa.” (Jung C.G., Opere, 11,  Boringhieri, Torino,pag. 82)   Nera  e densa come la nube che ha avvolto New York, ove qualcuno ha voluto vedere i tratti somatici del diavolo (vedi foto di La Repubblica del 16/09/2001).

Più la nostra Ombra è isolata dalla coscienza e più esse erompe improvvisamente come sembra essere accaduto negli attentati, così repentini nella loro imprevedibile violenza distruttiva.  In quest’ombra che corre e che rincorre il suo corpo, c’è la sintesi della totale inconsapevolezza nella quale l’essere umano è vissuto negli ultimi decenni. Chi scappava, riprendendo le immagini di Ground Zero per documentare la  morte di tante persone, non  si rendeva conto che stava testimoniando quanto l’essere umano fugga da se stesso, dalla sua memoria  e dal suo nemico interno che prende le sembianze del mostro di turno, lasciandogli   l’illusione di essere sempre e solo vittima.

A questo punto  per recuperare la memoria del pre-evento  e per capire il post-evento è necessario non rimanere imprigionati nell’inimmaginabile, e quindi nella paura, ma nel provare a fare luce su quella zona d’ombra che rende poco visibile     il confine tra l’inconsapevolezza e la consapevolezza di sé  per poterlo valicare nel cammino  salvifico della ricerca del senso dell’esistenza.