solstizio d’estate
Solstizio d’estate
Qualcosa cambia, nell’aria, nel cielo, tra le fronde degli alberi trafitte dai raggi del sole e nell’alone opacizzante che avvolge la luna, in estate qualcosa cambia.
La sensazione è di una impercettibile, lenta trasmutazione della vita.
Cosa accade?
Si oltrepassa la porta del solstizio d’estate quando il sole raggiunge lo zenit nella sua parabola ascendente e avvia quella discendente. Il vento elettrizza l’aria rendendola rovente, il termometro sale e l’atmosfera si fa rarefatta.
Nulla è più chiaro come prima, le donne e gli uomini si sentono avvolti in un involucro translucente.
Il disordine si sovrappone all’ordine smarrito e la ricerca di nuove coordinate per individuare la strada si impone. Questa è l’estate dell’anima che attraverso le dimenticanze e i ricordi propone un alleggerimento della memoria. Sì, perché l’estate richiede un bagaglio leggero da portare con sé, per consentire movimenti esplorativi più rapidi, mentre si passa in rassegna quanto si è affastellato nel contenitore della vita nei mesi precedenti.
In questo periodo è più facile sentirsi frastornati, insofferenti di fronte alle difficoltà o agli ostacoli che si incontrano nella quotidianità. Il sole più intensifica la sua luminosità e più crea ombre pesanti che calano come macigni sulle coscienze, stupefatte da tanta energia che si trasfonde nell’Io e che dirompe, a volte, con accessi incontrollati.
Estate, stagione della sospensione e della intermittenza, a volte per scelta, a volte per necessità, a volte per obbligo. L’estate è la stagione della vacatio, cioè dell’ assenza di impegni tipicamente caratterizzanti le altre stagioni.
Estate, contenitore vuoto che tra desiderio e nostalgia cerca nuovi contenuti, a volte difficili da trovare.
Nella favola della cicala e della formica di Esopo, si stigmatizzava il comportamento irresponsabile della cicala che non provvedeva alle provviste per sopravvivere all’inverno, prediligendo la spensieratezza della vita estiva, diversamente della previdente formica che insaccava la sua tana di cibo.
È pur vero che essere cicale non è facile, come sembrerebbe, in quanto l’estate è la stagione in cui si vive la mancanza e l’assenza della routine, che per quanto monotona riempie l’esistenza di chi incontra difficoltà, al di là di quelle economiche, ad avere relazioni amicali, scambi sociali soddisfacenti e risorse per crearne. La sospensione e l’intermittenza della quotidianità che l’estate porta con sé, sono spesso subite, nonostante il desiderio di viverle.
Il termine estate nella sua radice indoeuropea (idh,edh) significa moto che porta luce, ma anche accendere un fuoco. Il fuoco può portare prosperità, ma può anche essere distruttivo. Il fuoco può essere sacro, ma anche infernale.
Il solstizio d’estate, come scrivevo all’inizio, è una porta, che si attraversa, come una frontiera che richiede la verifica della nostra identità, di chi siamo e di chi vorremmo essere ( non sarà un caso, ma in questo periodo, più che in altri, si smarriscono o si dimenticano i documenti di identità!). La frontiera è un confine, che decreta la fine, ma anche l’ inizio di un nuovo territorio, nel quale avventurarsi con uno spirito esplorativo e conoscitivo. Il coraggio della conoscenza ridimensiona la paura dell’incognito, spingendo avanti, per accedere a quella trasmutazione della vita che l’estate porta con sé.