DIETRO L’ALBERO DI NATALE
DIETRO L’ALBERO DI NATALE
Questo mio articolo è stato pubblicato sulla rivista n.23/2014 di Urbis et Artis e, in occasione del Natale, ripropongo per i lettori di Thirdlife.it.
La festività del Natale è alle porte e i simboli che la caratterizzano, come il presepe e l’albero, riprendono il loro posto nelle abitazioni di chi desidera rispettare la ritualità della tradizione.
L’albero di Natale è il simbolo più rappresentato nelle case, ma anche nelle strade e nelle piazze delle città di tutto il Mondo, addobbato, colorato e illuminato in tutti i modi più fantasiosi, ma lo stimolo che mi spinge a scriverne è la curiosità di conoscere la parte in ombra dell’albero.
È raro vedere un albero di Natale, almeno nelle abitazioni, al centro di una stanza, in genere è sempre posto in un angolo o a ridosso di una parete. Tant’è che la porzione di albero che non si vede è spesso disadorna o riempita con decorazioni di scarto (tanto non si vedono!).
Ma si può essere certi della invisibilità della parte in ombra dell’albero?
Razionalmente è evidente che il segmento spoglio non si veda, ma l’incompiutezza si percepisce. Come?
In genere ci si occupa poco di tutto quello che non è visibile, per esempio la facciata di una casa che rimane interna o nascosta non è mai decorata come quelle più esterne, le cantine o le soffitte non sono mai curate come gli appartamenti, e così altri luoghi dove non è utile “perdere tempo” con abbellimenti se, poi, nessuno li vedrà. A volte, però, è proprio la parte più nascosta alla luce che avrebbe bisogno di attenzione e cura, perché lì nasce l’ombra.
L’ombra è un termine che da una parte spaventa, ma dall’altra seduce. Da una parte può essere magica o malefica, ma dall’altra può essere miracolosa o contaminante. Un affresco del Masaccio, situato nella Cappella Brancacci della Chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze, riproduce San Pietro che cura i malati con la propria ombra, mentre nel film Water della regista indiana Deepa Metha si racconta la vita delle donne che, rimaste vedove, vivono ai margini della società e non possono “toccare” con la propria ombra l’acqua, senza contaminarla e renderla imbevibile. Inoltre, produrre ombra è un segnale di vitalità, poiché solo i vampiri o i defunti ne sono privi per inconsistenza corporea.
Difficilmente pensiamo alla nostra ombra, non solo a quella sagoma nera che si proietta sulla strada quando camminiamo, ma a quella parte di noi nascosta nelle profondità interiori, che si manifesta nella imprevedibilità dei comportamenti più aggressivi e inspiegabili, che Carl Gustav Jung chiamava
Ombra: il lato archetipico, oscuro, inferiore, primitivo, che tanto più è lontano dalla coscienza, tanto più dirompe con i suoi accessi più distruttivi.
A questo punto è legittima la domanda: “Tutto questo dietro un albero di Natale?”. Se l’albero fosse una trasposizione simbolica dell’essere umano, la risposta sarebbe sì. E, in effetti, lo è!
L’albero riproduce un essere umano: con le sue radici, il suo tronco e la sua chioma.
Un essere umano con la sua personalità articolata e complessa come il tronco, il suo protendersi nel mondo con braccia tese come i rami e la sua interiorità antica e profonda come le radici.
Aver cura della parte più buia di sé, è cercare di conoscerla per illuminarla e integrarla nella propria personalità, nella difficile strada che conduce alla congiunzione degli opposti.
Dietro l’Albero di Natale , quindi, ci siamo noi, esseri umani, ognuno con le proprie luci , ombre e vulnerabilità. Allora, perché non provare ad avere cura della zona d’ombra dell’Albero per aver cura della propria zona d’ombra e mettere una Stella di Natale anche nella porzione disadorna, affinché si trasformi in una vera epifania di consapevolezza e conoscenza?