STELLA DI….. NATALE!

Ebbene sì, la stella di Natale ha indotto una riflessione, anche se siamo vicini alla festività pasquale. Dal mese di dicembre il mio studio ospita una stella di Natale che vedete nella foto. Un po’ provata, ma in buona forma. Non mi era mai capitato che una pianta, così tipicamente stagionale, superasse il confine della primavera. Sicuramente ci saranno tanti pollici verdi capaci di far vivere per lungo tempo la pianta natalizia, però la durata colpisce sempre e comunque. Una Stella di Natale che ci traghetta verso la Pasqua, attraversando mesi difficili e profondamente dolorosi, per lasciare vivo il senso della nascita, simbolo del Natale, e sottolineare che la vita è più forte della dirompenza mortifera del virus Covid19, che attanaglia l’umanità. La Pasqua di per sé ha il significato di passaggio, dalla morte alla vita, un simbolo che nell’uovo trova la sua proiezione simbolica collettiva. Nascere per rinascere, affinché risorgano le coscienze, per dare nuova linfa al desiderio di procedere verso orizzonti nuovi e inesplorati. La strada della liberazione liberata della vita dal virus sembra ancora impervia, ma, nonostante la strenua lotta, il passaggio dalla morte alla vita ci sarà, celebrando ognuno la propria Pasqua, quella interiore di nascita, rinascita e resurrezione.

Claustrum

Claustrum, termine latino che indica un luogo circoscritto, una barriera che non consente contatto tra un luogo interno e un luogo esterno. Oggi il claustrum è rappresentato dalle mura domestiche, all’interno delle quali ci si può proteggere dal virus, ovvero il COVID19. Dal termine claustrum deriva anche chiostro, lo spazio circolare tipico dei monasteri e dei conventi, dove si cammina meditando, diventato, oggi, il simbolo del luogo all’interno del quale si gira intorno alla vita, intorno alle paure e intorno ai propri pensieri. Nel claustrum salvifico delle case, si cerca di reinventare la quotidianità, sempre più digitale e sempre più virtuale nei contatti con l’esterno. Naturalmente, quando rimanere in casa, è una scelta libera, non si vive il senso di restrizione della possibilità di muoversi, ma quando è obbligata, è necessario far prevalere il significato salvifico, dando priorità alla propria salute e a quella degli altri. Inoltre, percepire di essere parte della catena di individui, che, attraverso il proprio comportamento, sostiene quello degli altri, rende ancora più accettabile l’impegno.

Il pensiero, però, è rivolto anche a chi il claustrum lo soffre, come i claustrofobici, che hanno difficoltà a stare per lungo tempo in luoghi chiusi. La sensazione di non poter dare libero sfogo al bisogno di uscire all’aperto, liberandosi dall’involucro costrittivo di muri invalicabili, è prodotta dalla fobia, un timore irrazionale ma consapevole, che attiva una risposta non adeguata alla situazione reale. Nella claustrofobia l’ansia diventa il motore della ricerca di una via di uscita, affinché non si trasformi in angoscia insostenibile, impresa difficile in questi giorni. La possibilità di esplicitare e di esternare le proprie paure è sicuramente un modo per alleviarle e per depotenziarle, quindi è importante non sentirsi soli nella difficoltà, per arginare lo straripamento dell’ansia. In questo la tecnologia aiuta, consentendo di raggiungere virtualmente qualunque luogo, come proiezione dei propri desideri di libertà.

8 MARZO, un giorno da vivere!

Cos’è l’8 marzo? Una  festa, una  celebrazione, una  ricorrenza, una commemorazione,  un  ricordo,  un giorno della memoria ….? Ogni anno, quando il calendario arriva alla pagina dell’8 marzo, si avverte una incertezza su come definire la giornata dedicata alle donne.

In passato era sicuramente una festa, quando le donne non erano abituate a festeggiare se stesse o comunque a porsi in evidenza con un giorno dedicato a sé. Tra l’altro, l’8 marzo divenne la giornata delle donne perché ricordava lavoratrici morte nell’ incendio della loro fabbrica all’inizio del secolo scorso, per cui era ed è anche una ricorrenza.  Negli ultimi anni, quindi, le definizioni spaziano tra festa e ricorrenza, ma   sempre di più sta diventando un giorno dedicato agli anniversari delle tante donne uccise nel loro libero esercizio del dovere di vivere!  Sul mio sito sirasebstianelli.it nella pagina dedicata al blog-magazine Third life, ho pubblicato negli anni delle riflessioni sull’ 8 marzo, ponendo l’8 prima tra parentesi (marzo 2013) e poi con un apostrofo (marzo 2015), segno di elisione della vita. L’8 marzo dovrebbe essere un giorno dedicato alla vita delle donne, lasciando che i riflettori siano puntati sulla strada percorsa e su quella da percorrere, nella consapevolezza, però, che più si farà luce più si noteranno le mancanze, buchi neri in cui sono precipitate donne risucchiate dalla furia assassina di chi elimina ciò che non può possedere. Proprio per questo, il Progetto Itinerante, da me ideato e promosso, “Un’ Àncora per non dire più Ancòra, cambiare accento per cambiare prospettiva”, dopo aver attraversato diverse città dell’Italia e della Svizzera, continuerà prossimamente il suo cammino per portare avanti la narrazione della vita di tante donne, la cui storia terrena si è interrotta, ma quella spirituale continua, attraverso antiche ballate accompagnate dalle arpe e dalle voci dell’Ensemble Sinetempore Harp Attack. L’Ensemble esegue  brani musicali tratti dal canzoniere popolare italiano, le cui tematiche vertono sulle vessazioni, mortificazioni e violenze che le donne hanno subito nei secoli. Le storie popolari, tramandate nel tempo e tradotte in ballate musicali, sono un esempio di come sia possibile stimolare riflessioni coniugando psicologia, musica e valore della vita. Una narrazione antica, declinata al presente, per avviare un percorso  che affonda le proprie radici nell’immaginario  archetipico dell’umanità.

La scelta dello strumento dell’arpa non è casuale, in quanto le corde di cui è composta producono vibrazioni che meglio di altri strumenti entrano in risonanza con le emozioni, attivando canali di comunicazione più efficaci di tante parole.

Per l’8 marzo, a tutte le donne, non si può che rinnovare l’augurio nel senso antico di augurium, cioè presagio favorevole, per un futuro di crescita e di accrescimento.

Un giorno in più, il 29 febbraio, per l’equilibrio del tempo!

Il mese di febbraio sta per concludersi, ma ci regala un giorno in più. Il 29 febbraio ricorre ogni quattro anni nell’anno denominato bisestile. In genere l’anno bisestile è associato all’idea che sia un anno nefasto! Certo, quanto sta accadendo in questi giorni sembrerebbe non smentire la nomea. Come fare per uscire da una profezia che sembra autodeterminarsi? In genere, tutto ciò che si presenta come un’anomalia induce sospetto, perché non rientra tra gli accadimenti prevedibili, ma ciò che ritorna ogni quattro anni, a chiudere un ciclo che si perpetua nei secoli, non dovrebbe rappresentare un evento negativo, eppure l’alone inquietante continua a esserci. Il 29 febbraio, un giorno di compensazione che riporta in equilibrio la misura del tempo geo-astronomico, per cui dovrebbe essere percepito come il giorno in cui si chiude il cerchio, simbolo, tra l’altro, del tempo. Il cerchio evoca il movimento, come la ruota del tempo che gira instancabilmente, insieme all’Universo e alla Terra. Il 29 febbraio, quindi, è un giorno che chiude un ciclo, affinché se ne apra un altro, offrendo quell’attimo di riflessione in più, che consente di fermarsi e di riprendere il cammino nell’esistenza, con maggiore consapevolezza. Tempo, equilibrio, consapevolezza, parole chiave per attraversare la vita e accompagnarla nella sua evoluzione, dando, così, un significato diverso al 29 febbraio, il giorno in più!

Incubo, dal sogno alla realtà!

Nell’ultimo articolo “ANGELI, barriere piumate dell’esistenza” pubblicato su questo sito, ho avviato una riflessione sugli Angeli e ringrazio coloro che hanno lasciato un commento, sottolineando l’opportunità per approfondirne il significato simbolico, oltre a segnalarne l’uso e l’abuso che si fa a volte di questa immagine. In questi giorni probabilmente saranno molte le persone che si affidano a Entità Supreme per scongiurare il pericolo di essere contagiati dal Virus denominato Corona, considerando che vere e proprie possibilità di prevenzione non ce ne sono, se non quelle dettate dal buon senso.

L’incubo di un ipotetico contagio serpeggia tra le persone, che tentano di difendersi costruendo barriere fisiche ed evitando presumibili luoghi più a rischio. In questi casi, ognuno attiva i meccanismi di difesa psichici che ritiene utili, dall’evitamento alla negazione, dalla rimozione alla proiezione, pur di arginare la paura. L’incubo è un termine che in genere si riferisce al sogno che ci risveglia nel bel mezzo della notte, producendo sollievo per aver interrotto una sequenza di eventi insostenibili. La psicoanalista svizzera Marie-Louise von Franz nel testo “Il Mondo dei Sogni”, definiva l’incubo come l’elettroshock della coscienza, intendendo il risveglio forzato come uno scuotimento da parte dell’inconscio, per non lasciare che qualche contenuto importante, per la propria esistenza, varcasse la soglia dell’oblio. Il virus sta producendo uguale effetto, scuote le coscienze affinché prendano atto di quanto eventi reali stiano attraversando il confine della fantascienza, materializzandosi in pericoli per l’umanità. L’invasione di esseri invisibili, che sembrano delle proiezioni della parte Ombra dell’inconscio collettivo, producono distruzione sul pianeta Terra, colpendo la parte vitale dell’umanità, con potenziale rischio per la specie. Scenario catastrofico che può e deve essere evitato, risvegliando le coscienze alla riconsiderazione delle priorità dell’esistenza, per attivare, come affermavo nel precedente articolo sugli Angeli, la funzione salvifica che ognuno porta dentro di sé per proteggere se stesso e gli altri, attivando una ripartenza individuale in compagnia dell’umanità come suggerisce il filosofo francese Alain Badiou.

“L’incubo serve a risvegliare. L’incubo è caratterizzato dall’urgenza, come se l’inconscio dicesse ‘Guarda qui, questo problema è urgente’.” (M.L., von Franz, Il mondo dei sogni. Il simbolismo onirico nella psicologia junghiana, ed.TEA, Milano, 1996, pag.96)

ANGELI, barriere piumate dell’esistenza!

In questi ultimi tempi assistiamo a un’invasione di esseri alati che con i loro arti piumati rompono l’aria, emanando un soffio vitale negli animi umani. Il messaggero di Dio sembra sia tornato sulla terra e, oggi più di ieri, l’umanità ne sente il bisogno e ne evoca la sua presenza. L’angelo custode, non a caso, è diventato il protagonista del mondo contemporaneo proprio quando la robotizzazione consente di aspirare sì al paradiso, ma a quello artificiale. Ormai la figura dell’angelo è presente sempre di più nella pubblicità, nei testi delle canzoni, nelle produzioni letterarie e nei film, dove in ogni epoca è stato scritturato. L’interesse psicologico è inevitabile e di conseguenza avviare una riflessione è possibile, per capire un po’ di più l’essere umano, alla ricerca di se stesso e del senso della vita.

L’essere umano ha sempre albergato dentro di sé dimensioni opposte, ma indissolubilmente legate come il bene e il male, il positivo e il negativo, la luce e le tenebre, che nell’immaginario collettivo possono trovare una raffigurazione simbolica nell’immagine angelica o demoniaca.

L’impalpabilità di tali entità astratte stimola la fantasia, al punto di attribuire a esse delle sembianze umane e la società in cui viviamo oggi, essenzialmente fondata sull’immagine, non poteva non attingere all’iconografia, che nei secoli ha rappresentato gli angeli o i diavoli, per riproporli.

La figura angelica si manifesta, probabilmente, per il bisogno di avere una guida, oppure di qualcuno che ci dica se stiamo procedendo bene o male, ci consigli, ci protegga, che ascolti in modo disinteressato e sia sempre disponibile per lenire la sofferenza, derivante dal senso di solitudine, che pervade la propria anima. Emerge, così, l’esigenza di ricevere qualcosa di buono e di positivo in un momento in cui l’esistenza è costellata di aggressività, prevaricazione, competitività esasperata che inevitabilmente generano e alimentano l’ansia. L’angelo si trasforma in un compagno di viaggio su cui contare, soprattutto, quando si perde la fiducia in se stessi. A questo punto, l’esistenza si circonda di angeli, per esorcizzare la paura della zona d’ombra della vita, creando intorno a sé una barriera piumata, per evitare le infiltrazioni demoniache, espressione di distruttività dei valori della vita, per garantirsi, oggi più che mai, la luce della consapevolezza. Qualcuno potrà essere scettico altri fortemente convinti che gli angeli esistano, ma in ogni caso sarebbe utile porsi la domanda come mai l’essere umano si senta così solo da cercare una presenza  condizionatamente disponibile nella propria vita. Quando si riceve una parola di conforto o si è salvati dall’intervento di qualcuno, spesso, si sente l’espressione “..ma è stato un angelo!” quasi a sottolineare che l’essere umano per fare del bene abbia bisogno di una componente divina. Prioritario, allora, è che l’umanità ritrovi fiducia in se stessa e nelle proprie potenzialità, affinché alla componente umana sia attribuita una peculiarità anche salvifica, per sentirsene portatrice e attivarla, quando sia necessario, per sé e per gli altri

Mese di Gennaio: Passato e Futuro coniugati al presente

 

Il mese di Gennaio  offre la possibilità di attraversare la soglia che ci conduce dal passato al futuro.  Gennaio è il  mese consacrato a Janus, il dio romano dai due volti, uno, dalla fisionomia di un vecchio, rivolto verso il passato e l’altro,  di un giovane,  rivolto verso il futuro.  Januarius  è, quindi,  la porta   che si apre  con il nuovo anno, per accoglierne la nascita. Il passato e il futuro, nel primo mese dell’anno,  trovano il momento di congiunzione nell’attimo  presente, da cogliere senza indugio, per poterlo vivere nella sua essenza. Gennaio è  anche un mese della stagione invernale che ha come simbolo il seme, messo a dimora nella terra e che darà i suoi frutti nelle stagioni successive, quindi un periodo in cui si creano le basi per  nuovi progetti che si concretizzeranno nel tempo.   L’inizio del nuovo anno è sempre  intriso di nuova energia che alimenta il  desiderio e la  speranza che qualcosa possa realizzarsi, importante è non essere impazienti, affinché ci sia il tempo per la maturazione degli eventi.

 

 

Le Palme Rinascenti oltre il punteruolo rosso

Palme  Rinascenti

Quasi dieci anni fa, scrissi su  Third Life (giugno 2010), un articolo sulle palme che stavano morendo sotto l’inesorabile azione distruttiva del punteruolo rosso. Tante palme, in questi ultimi dieci anni, sono state “decapitate” o abbattute, per l’impossibilita di salvarle. Una strage che nel tempo ha colpito anche altri alberi come l’ulivo. L’albero che muore è sempre un indicatore di una disfunzione  della Natura, provocata spesso dall’ incuria e mal custodia umana del patrimonio naturalistico. Mi è capitato, spesso, di osservare le palme alla ricerca di un segnale di ripresa che lasciasse percepire una metaforica salvezza  dell’umanità, senza risultato, finché, qualche giorno fa, un ciuffo che cresceva al centro del tronco decapitato di un palma ha fatto  rinascere la speranza. Palme che ritrovano la forza e la voglia di ritornare a vivere. La palma, simbolo di immortalità,  che si è fatta mortale,  per dare esempio di  quanto l’imponderabile sia anche imprevedibile. Il terzo millennio è caratterizzato dalla massima innovazione tecnologica in tutti i campi della scienza, ma  sempre più si troverà a fare i conti con eventi  che segnano  il confine tra il digitale e il reale, tra l’essere umano sempre più scollato dal mondo della  Natura e la Natura stessa.  L’osservazione della Natura è sempre importante, perché è il termometro della Terra, indica lo stato di  salute del mondo che abitiamo. Ogni gesto ha una conseguenza, non dobbiamo dimenticarlo, anche perché non si può e non si deve tornare indietro, quindi la scienza deve fare il suo corso, ma la strada da percorrere deve sicuramente essere una strada alberata, altrimenti stiamo  solo percorrendo il deserto.

Fotografare la Notte

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Mito Roma, supplemento di International Urbis et Artis, N.1 Gennaio Febbraio 2018

FOTOGRAFARE LA NOTTE

Cosa si può fotografare di notte, senza usare luci artificiali?  L’essenza  del Mondo!  Un mondo sfrondato del superfluo e dei bagliori offuscanti del giorno.

La notte evoca  il buio, la paura ancestrale che l’essere umano porta con sé fin dalla nascita, quando, nella separazione dal caldo e rassicurante contenitore materno, si è ritrovato solo  nel mondo ad affrontare i mostri della sua esistenza.  La paura, così, diventa un motore propulsivo per conoscere l’inconoscibile, per attraversare l’impensabile, per abbracciare l’impalpabile forma della notte.  L’ambiguo fascino della notte attrae come il canto delle sirene, provocando un desiderio irrefrenabile di conoscerla e svelarla alla propria coscienza.  Un giovane fotografo peruviano Musuk Nolte, vincitore dell’edizione 2017 della Elliot Erwitt Havana Club7 Fellowschip, ha  ritratto Cuba di notte  offrendone una lettura più vicina al sogno che alla realtà.  In un’ intervista da lui rilasciata al Corriere della Sera   e pubblicata sul magazine Style (n.11 novembre 2017), Nolte spiega la scelta di intitolare la serie delle sue foto  “Ombra sull’Isola”, per  cogliere l’ombra di un’isola che in realtà è impossibile da vedere.  L’artista,  nel buio lunare, imprime sulla pellicola il naturale  corso della vita attraverso volti, sguardi,  paesaggi, con l’inevitabile filtro della notte  che nasconde dettagli, ma amplifica emozioni.

In un  famoso film “Effetto Notte”, il regista  Francois Truffaut, cercava  la  notte  cinematografica per immergervi una storia che evidenziasse la notte della coscienza dei personaggi,  all’interno di difficili relazioni. Musuk Nolte, come il regista francese, cerca la notte nella realtà,  senza effetti   speciali, ma con lo stesso intento di cogliere l’ombra della notte che contiene l’ombra della vita,  invisibile, ma dirompente e trasgressiva.

 

Sira Sebastianelli

Psicologa-psicoterapeuta

2018, infinito verticale


2018 alle porte, un numero nuovo da memorizzare e una nuova agenda da riempire. Per quanto non se ne sia consapevoli sono tante le aspettative che si ripongono nel nuovo anno, perché c’è il desiderio di cambiare e  di trovare stimoli per averne il coraggio. Come spesso mi è capitato di scrivere, ogni giorno che passa  non ci trova più vecchi di ieri, ma più giovani di domani, cercando di cambiare prospettiva rispetto al tempo che passa,  per  non vivere la costante sensazione di essere fuori tempo. Capita di sentire espressioni come “ormai, è tardi!”, ma qual è il metro di misura per decidere il superamento del limite?  La vita porta con sé il senso del limite, ma non è l’età  cronologica che lo decreta. Perché, allora, non provare a entrare nel 2018 con la sensazione di infinito che il numero 8 evoca, come simbolo di un infinito verticale, che ancora di più consente di elevarsi verso  nuovi obiettivi cercando se stessi in dimensioni da esplorare e conoscere?

L’augurio che si può fare a se stessi, per il 2018, è proprio quello di accompagnare il tempo come alleato di una vita che per essere vissuta ha  bisogno, paradossalmente,  del tempo, perché  ne segna  il valore infinito  nonostante la  finitezza dell’essere umano.

Sira Sebastianelli

psicologa-psicoterapeuta