ATTRAZIONE FATALE


Un articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 25 settembre 2012,  traccia la dinamica di uno scontro tra un treno e un tir. Il mezzo pesante,  molto probabilmente, ha causato  l’incidente, attraversando il passaggio a livello  mentre le sbarre si stavano abbassando.

I passaggi a livello sembrano essere la causa più frequente di incidenti, secondo quanto si legge nell’articolo citato, tant’è che i dati diffusi dall’Agenzia Nazionale della Sicurezza  riportano solo per il 2011  16 morti e tre feriti gravi.

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GIRAFFA: la fuga verso un sogno, infranto


In questi giorni,  si è scritto e parlato molto intorno   alla fuga  da un circo di una Giraffa e  alla sua morte.

L’insolita notizia ha destato scalpore non tanto per la fuga di un animale da un circo, evento abbastanza frequente, quanto  perché    il quadrupede era una Giraffa.

Un animale, la Giraffa, di cui non si parla mai,   la troviamo solo riprodotta tra i  souvenir africani o tra i peluche dei bambini.

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Autunno, la stagione senza rumore


L’Autunno è alle porte. La Terra è illuminata da una luce diversa, i raggi del sole la raggiungono senza trafiggerla. Gli uomini e le donne sono  più inclini a guardarsi intorno con la sensazione che il tempo rallenti. Le foglie verdi si tingono di  giallo o di rosso per poi perdere la linfa e cadere senza rumore sulla terra, che le accoglierà per trasformarle in humus.

Ecco, forse, l’autunno è una stagione che non fa rumore, come le sue foglie.

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Cos’è la solitudine?


……… un foglio bianco che aspetta di ricevere   lettere che formino parole significative.

Più  dirompe la stanchezza di essere affettivamente soli e più ci si ritrova ad essere soli, perché non ci si sente nella condizione psicologica di stare  con gli altri. Ci si sente mancanti e non più in grado di compensare l’assenza di contatti sociali con surrogati  reali o  virtuali.

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HO PERSO IL FILO……..dal filo di Arianna al wireless

Ho perso il filo…………dal filo di Arianna al wireless

Come avrebbe fatto ad uscire Teseo dal labirinto del Minotauro senza il gomitolo di lana di Arianna?  Forse con il Gps? Con Googlemaps?

La tecnologia taglia sempre più i fili   a molti  strumenti, che nella quotidianità usiamo per lavorare, per giocare, per comunicare,  staccandoli dalla  fonte di alimentazione  fissa.

Ormai  l’assenza di corde o fili da telefoni e  computers  è preferita da molte persone, forse per una scelta di libertà. Libertà di muoversi in qualunque ambiente interno ed esterno, utilizzando le onde elettromagnetiche che volteggiano nell’aria e attraversano la materia senza trovare mai ostacoli. Libertà di connettersi con chiunque e ovunque senza fermarsi mai, perché non c’è  il limite della lunghezza predefinita  di una corda. Libertà di   inserire nelle proprie trombe di Eustachio  congegni  in connessione perenne,  per  essere sempre virtualmente presenti anche se  assenti.

Libertà, o pseudo libertà?  Quanto si è liberi di non subire le onde degli altri? Quanto si è liberi  di essere assenti senza essere virtualmente presenti?

Il  cordless e poi il wireless sono il risultato della  scienza che procede nella sua ricerca, come è giusto che sia, per migliorare la qualità della vita dell’essere umano, spesso in modo salvifico come, per esempio, nella medicina o negli interventi di salvamento. Questa  mia riflessione, infatti, non demonizza la tecnologia,tant’è che la sto utilizzando con questo blog, ma cerca di   capirne  l’uso e soprattutto il consumo, indotto  dalla necessità di surrogare il desiderio dell’impossibile ubiquità fisica  con l’ubiquità virtuale. Essere sempre connessi con chiunque, ovunque, senza essere limitati  e ostacolati  dall’unità di misura del filo.

Quanto è dirompente la voglia di libertà negli uomini e nelle donne del terzo millennio, al punto di “tagliare tutte le corde”, sublimando una fuga  impossibile?  In fondo ciò che lega non sono certamente le corde o i fili esterni, bensì  le corde e i fili interni con tutti i nodi  che durante l’esistenza di un essere umano  si formano   per rispondere, per esempio, sempre più ai bisogni dell’altro dimenticando i propri, per la mancanza di coraggio nel cambiare ciò che  schiaccia la spinta creativa a migliorare la propria vita e per non rispondere adeguatamente al bisogno di compensare con  un po’ di  piacere i tanti  doveri da assolvere.

Il labirinto in cui  Teseo è entrato per uccidere il Minotauro in fondo non è così diverso dal labirinto in cui gli uomini e le donne vengono catapultati  nei momenti bui della propria esistenza. Per uscire dal labirinto non c’è Gps o Googlemaps che possano segnare la strada, è troppo  angusto perché possa entrare la luce della coscienza, solo un filo può penetrare le tenebre e condurre fuori verso una nuova nascita, il filo dell’amore, lo stesso con il quale Arianna ha salvato Teseo.

11 SETTEMBRE

11  settembre

2001-2011 dieci anni dal doppio attentato alle Torri Gemelle di New York. Ricorrenza che viene in questi giorni ricordata seguendo una sorta di countdown che porterà all’ora, al  minuto e al secondo del  nuovo Big Bang della storia della Terra. Big Bang perché dall’11 settembre 2001 in poi, il tempo è stato vissuto in funzione di un prima e di un dopo attentato.

Questi ultimi dieci anni gli uomini e le donne del Pianeta li hanno vissuti confrontandosi con l’inimmaginabile. Nuove categorie di pensiero  si sono  attivate nella mente umana  per comprendere il senso di quanto era accaduto in quegli attimi tragici,  che hanno lasciato impresse per sempre immagini che nessuna  produzione fantastica avrebbe mai osato  pensare prima.

È proprio sul  prima che vorrei focalizzare l’attenzione di questa mia riflessione,  stimolata dal conto alla rovescia   cui siamo indotti in questi giorni, ricordando il tragico anniversario dell’ 11 settembre che si sta approssimando.

Quando siamo protagonisti di un  episodio  traumatico,  accade spesso di sospendere il ricordo dell’evento stesso, dimenticandolo per un certo periodo di tempo, di durata soggettiva, insieme a quanto  accadeva prima dell’evento amnesiogeno.  L’amnesia retrograda consente di non essere travolti da una sovrastimolazione  di emozioni, che il ricordo del trauma produrrebbe, avviando un  processo di graduale adattamento alla rievocazione mnestica.

L’11 settembre ha modificato questo meccanismo difensivo della psiche, in quanto il ricordo dell’evento non si è mai cancellato, neanche per un istante, mentre  si è persa la memoria di ciò che accadeva prima.  La sensazione è che l’attentato abbia   creato un   buco nero dove la storia dell’umanità sia  precipitata subendo una sorta di oblio.  Come se l’evento traumatico  avesse ridimensionato  tutti gli accadimenti precedenti, perché  inutili rispetto  alla possibilità     dell’essere umano di   prevedere  quale mostro la mente  potesse partorire.

La fantasia umana nei secoli aveva prodotto paure, credibili,  legate ad invasioni di extraterrestri,  a risvegli di dinosauri, a  pioggia di meteoriti,  a virus letali, ma mai  ad uno schianto di aerei   di tali proporzioni, così vero da lasciare increduli.  Un oblio, quindi,   frutto di un pensiero annichilito  che ha minato la storia della memoria, la nostra storia fatta di grandi eventi, ma anche di piccoli eventi quotidiani dove attingere il senso dell’11 settembre.

A questo punto,  la domanda delle domande da porre  potrebbe essere:  quale  lettura  può aiutarci a recuperare la nostra memoria   del pre-evento per   capire il post-evento?

Tra le tante immagini che scorrevano  sui mass media per documentare e testimoniare il doppio attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, una  in particolare è  rimasta nella mia memoria: un’ombra che corre!

La sequenza descritta apparteneva ad un filmato di una persona che scappava dalle Torri tenendo la sua handycam   con l’obiettivo rivolto all’indietro. È  stato istantaneo pensare a quella parte  inconscia della personalità che Carl Gustav Jung  ha chiamato Ombra e a quanto ha scritto  (in seguito  pubblicato profeticamente nell’undicesimo volume della sua Opera):”Ognuno di noi è seguito da un’ombra  e meno questa è incorporata nella vita conscia dell’individuo, tanto più è nera e densa.” (Jung C.G., Opere, 11,  Boringhieri, Torino,pag. 82)   Nera  e densa come la nube che ha avvolto New York, ove qualcuno ha voluto vedere i tratti somatici del diavolo (vedi foto di La Repubblica del 16/09/2001).

Più la nostra Ombra è isolata dalla coscienza e più esse erompe improvvisamente come sembra essere accaduto negli attentati, così repentini nella loro imprevedibile violenza distruttiva.  In quest’ombra che corre e che rincorre il suo corpo, c’è la sintesi della totale inconsapevolezza nella quale l’essere umano è vissuto negli ultimi decenni. Chi scappava, riprendendo le immagini di Ground Zero per documentare la  morte di tante persone, non  si rendeva conto che stava testimoniando quanto l’essere umano fugga da se stesso, dalla sua memoria  e dal suo nemico interno che prende le sembianze del mostro di turno, lasciandogli   l’illusione di essere sempre e solo vittima.

A questo punto  per recuperare la memoria del pre-evento  e per capire il post-evento è necessario non rimanere imprigionati nell’inimmaginabile, e quindi nella paura, ma nel provare a fare luce su quella zona d’ombra che rende poco visibile     il confine tra l’inconsapevolezza e la consapevolezza di sé  per poterlo valicare nel cammino  salvifico della ricerca del senso dell’esistenza.

Sabbia:singolare plurale

SABBIA: singolare plurale

Quando arriva l’estate si pensa al mare e quasi mai alla sabbia. Eppure la sabbia è strettamente correlata al mare, anche dove ci sono scogliere, a guardare bene, sul fondo c’è sempre sabbia. Già, in fondo c’è sempre sabbia!

La sabbia è composta di granelli dalle dimensioni infinitesimali e inquantificabili, capaci di sommarsi formando dune alte come grattacieli  sulle terre desertificate.   Elemento  con il quale si possono disegnare immagini o scolpire figure che hanno però il   destino comune della impermanenza, cioè della  transitorietà.

Il contatto con la sabbia avviene inizialmente con i piedi nudi che affondano nella sabbia soffice, morbida, lasciando impronte destinate a scomparire con la risacca del mare o con il soffio del vento.  I granelli sembrano in balia del mare o del vento trasportati senza nessuna resistenza, ma che possono  cambiare il panorama e l’orizzonte, essendo dotati di una massa  che può fare la differenza.  Solida e liquida nello stesso tempo, la sabbia,  singolare  plurale, è come il pensiero,  contenitore unico   di innumerevoli  granelli- pensieri. Sia i granelli di sabbia che i pensieri  possono fluire e rincorrersi con leggerezza o aggregarsi,  diventando macigni che ostruiscono il  passaggio per qualunque possibilità di scambio   comunicativo  tra  la profondità e la superficie.     Quanti pensieri, infatti, inseguiamo nell’arco di una sola giornata, quanti passano, come schegge velocissime, senza poterli approfondire e quanti  sembrano indelebili, trasformandosi in rumori di fondo come le “famose” vuvuzelas?

La sabbia è la terra del mare,  che accoglie, avvolge e contiene, ma può anche essere abrasiva e ferire. Torna, così, il parallelismo con il pensiero e i suoi infiniti granelli  formati da contenuti psichici  portatori di gioie e di dolori. Inutile liberarsene, i pensieri si insinuano negli interstizi della memoria come i granelli  di sabbia si insinuano nella trama  e nell’ordito dei tessuti.    Accogliamo, allora, i pensieri e i granelli di sabbia,  come  elementi evocativi  di  ricordi  ed  emozioni di un  periodo  della nostra vita che nessuna rimozione può far  precipitare nell’oblio, perché siamo consapevoli che in fondo e nel fondo del mare dell’inconscio c’è comunque sabbia!

Perchè Thirdlife?

Third life……..oltre il virtuale………. per tornare al reale……….

Potrebbe sembrare paradossale utilizzare un web-space per riprendere contatto con la tridimensionalità della vita, ma, considerando che si abita l’etere più di quanto si pensi, perchè non provare a partire proprio dal virtuale per ridisegnare i confini del reale?  In fondo il virtuale è spesso utilizzato come una via di fuga  dalla realtà quotidiana che  può essere frustrante, monotona e solitaria. E’  sufficiente osservare il successo avuto dalla vita virtuale per eccellenza “Second Life”- dove si possono costruire altre identità soddisfando desideri diversamente inesaudibili – per essere consapevoli di quanto sia poco gratificante attraversare la vita reale.

Non a caso ho ritenuto opportuno denominare, questo blog-magazine, Third Life ( Terza Vita) , contenitore all’interno del quale si possono coniugare la Prima Vita, quella vissuta,  con  la Seconda Vita, quella sognata, accogliendo e raccogliendo spunti di realtà per poterli approfondire e comprendere.

Third Life propone  un punto di vista per RI-VEDERE  il mondo, per osservarlo, conoscerlo, comprenderlo e amarlo, dove, nel rispetto della circolarità della sfera terrestre, il punto di partenza e quello di arrivo è l’essere umano.

Un viaggio geo-psichico che segue una mappa mentale per consentire una esplorazione dell’animo umano nelle sue espressioni più varie dalla Psicologia alla Letteratura, dal Cinema al Teatro, dalla Scienza all’ Attualità, dalla Musica all’Arte.